Non succede mai niente nei dintorni. O almeno è quello che a Chiara, mia grande amica dell’università, dicevo frustrata, mentre setacciavamo il web alla ricerca di eventi ai quali andare. Non ci sono mai iniziative culturali, mostre d’arte, conferenze a cui partecipare. Eppure di gente interessante ne conosciamo, ne abbiamo incontrata tanta.
Che fanno loro? Dove sono? Eh non lo so io, penso che se ne vadano via all’Estero o a Milano. E ci credo! Lì c’è un’atmosfera vibrante, artistǝ, eventi e festival incredibili. Qui, invece, tutto è inesorabilmente fermo.
Da questa frustrazione è nata la domanda di ricerca della mia tesi triennale che, prima di diventare un bel quesito definito, frullava nella mia mente, scomposta, assieme ad altre mille.
Possibile che non succeda mai niente? E che noi veniamo a scoprire “le cose” sempre troppo tardi? Cosa manca qui che è così attraente in altri luoghi? Perché sembra che “le cose” succedano sempre negli stessi posti? Ha senso costruire qualcosa qui, o dovrei andarmene anch’io?
Così, tra pensieri confusi e domande sospese, è iniziata la mia ricerca. È emerso che realtà come quelle che io e la mia amica cercavamo ci sono eccome, ma spesso rimangono invisibili. Progetti che nascono dal territorio, fondati su valori etici, obiettivi sociali e un legame profondo con le specificità culturali locali. È apparso chiaro che è grazie alla coesistenza e alla collaborazione di tante personalità creative che possono nascere iniziative innovative, ma che è altrettanto importante che di queste si parli perché abbiano un impatto.
“Se un albero cade in una foresta e nessuno lo sente, fa rumore?” è il paradosso riferito al pensiero del filosofo George Berkeley rispetto alla materialità degli enti. Secondo il filosofo immaterialista, no: se un albero cade e nessuno è lì per sentirlo, è come se non fosse mai successo. Allo stesso modo, un progetto esiste nel momento in cui viene comunicato. Raccontarlo significa dargli vita e permettergli di avere una risonanza positiva.